Vive le bouleuterion!

Dirò una banalità, ma non ho mai capito la caccia alle analogie tra i santi del cattolicesimo e le divinità del mondo classico. Oltretutto, se proprio volessimo cercare analogie funzionali da un punto di vista storico-religioso, sarebbe più corretto rilevarle tra la venerazione dei santi e il culto pagano degli eroi, come facevano notare già nel Seicento i padri Bollandisti.

L’eroe greco, ad esempio, assurge a uno status semidivino, ma resta pur sempre umano, e come tutti gli umani nasce nella storia e passa attraverso la morte. Il suo culto è legato a un luogo di morte (generalmente una morte gloriosa), e soprattutto a una sepoltura. La venerazione che circonda la sua figura è simile a quella che potremmo tributare a un antenato illustre, a un cittadino insigne, a un protettore influente o a un divo del cinema. In onore dell’eroe si svolgono banchetti e sacrifici, e sopra le sue spoglie mortali sorge il bouleuterion, il consiglio della polis: come ancora oggi si celebrano messe votive e si collocano reliquie sotto gli altari.

Sono ben contento, quindi, di avere anch’io i miei eroi, e di averne alcuni tra i santi. L’ottuso Ercole, del resto, non regge il confronto col dotto Thomas More, e alla barbiturica Monroe io mi ostino a preferire quella vera campionessa di genio femminile che fu Teresa d’Avila.